L'essenzialita visionaria di Hyun Lee-Renato civello, (Critico d'Arte, Italy) Marzo 1998 Il mio primo ricordo dell'arte coreana risale,se non vado errato, alla Biennale veneziana del '72, la XXXVI, quando furono presenti, al Museo d'Arte Moderna di Ca'Pesaro per la grafica inter- nazionale, incisori del livello del neotradizionista Seung Won Suh e di Myeung-Ro Youn, testimone di un espressionismo vivificato da umori di avan- guardia. Poi qualche bella mostra di artisti prove- nienti da questa terra stupenda e martoriata fu ospitata a Roma, all'Astrolabio: pittura e scultura solo in parte assimilabile ai modelli occidentali.
Ho avuto ora il piacere di imbattermi in una pit- trice di dialogante e intensa energia, Hyun Lee, che torna ad esporre, dopo circa cinque anni, alla Galleria Eliseo, uno degli spazi romani che conta- no nel campo della cultura figurativa. Lee, che ha le carte del tutto in regola sotto il profilo filologico avendo percorso l'iter di studio delle Belle Arti al- l'Universita di Hong Ik e qui da noi all'Accademia di Roma, e senza dubbio, di la della formazione tecnico-culturale, artista di buona razza: rientra nel numero limitato di coloro che riescono ad utilizza- re le acquisizioni informative e strumentali, vale a dire l'insieme dell'apparato linguistico che con- corre avisualizzare emozioni e idee, per l'approdo alle complesse latitudini della creativita, Il mondo dell'oltre, che scavalca l'effime ra vicenda delle epifanie sensorie per farsi presagio di una superio- re persistenza, si intuisce, da parte di chi sappia osservare con scrupolo gnoseologico, nell'opera della brava pittrice di seoul. Opera che, peraltro, si propone con una sua di- chiarata singolarita, coinvolgente ma estranea co- munque, per il fascino fresco e duraturo che l'ac- compagna, alle fumose alchimie dell'inedito ad ogni costo. La connotazione e semplice, non si presta alla opinabilita di un giudizio di merito che s'intrichi nella teoresi dialettica: pochi colori "aperti" che privilegiano l'illusione del timbro (delicate migrazioni di gamma scaldano, a ben ve- dere, le scelte monocromatiche) sulle cadenze to- nali, una scarna orditura compositiva, un'atmosfe- ra rarefatta di spazi che eludono la geometria pro- spettica atutto vantaggio di un contrappunto liri- co. Cosi si presenta, per quanto attiene alle sue ve- sti fenomeniche, la pittura di Hyun Lee. Essa, che potrebbe sembrare a prima vista una filiazione "fi- qurativa" dell'Elementarismo postmondrianiano di Van Doesburg-quasi il sostituirsi di suggerimenti naturalistici schematizzanti alle intelaiature orto- gonali del segno - 0, per converso, lo sbocco di una provocatoria e spiazzante naivete germinata non sulla eredita dei cosiddetti "maestri popolari del reale", da Rousseau a Peyronnet a Breveglieri a Usellini, ma sulla cultura, ha un suo cuore profondo. Una sostanza poetica coraggiosamente e splendidamente coniugata con l'ignuda eloquenza di una non comune impaginazione. C'e sempre, in questa pittura giocata sui contrasti netti della cro- mia e sull'impianto compendiario della visione, qualcosa d'indefinibile che ti avvince e ti com- muove.
Sara il bianco assoluto, il blu fondo, il giallo, il grigio dei gusti arborei di certi paesaggi, come in quello titolato Luna sull'intrico arboreo, i pochi tronchi scheletrici e cinerini che commentano il verde e il blu d'acqua-cielo in Silenzio antelucano; o ancora i brividi di luce che strappano alla prov- visorieta delle spoglie l'interno respiro di Indugio null'infinito, di Verdi chiome sul mare, di penta- gramma-natura e di altre immagini che trascendo- no il vissuto della percezione ottica. Sara questo, sara il vero sotterraneo di una pittura nata dalla co- scienza a determinare la ininterrorra osmosi sensa- zione-sentimento,pensiero-poesia. Anche una Me- moria vangoghiana(credo si tratti della chiesa di Auvers, del 1890, conservata a Louvre)nasce den- tro. E nascono dentro i nitidi ritratti, le figure fem- minili che pur escludendo, nella priorita dell'archi- tettura grafica, il modellato chiaroscurale nulla perdono del loro consistere biopsichico. I giovani uomini in giacchetta grigia o nera, la Violoncelli- sta in blu e falce di luna costituiscono anch'esse la voce indissociabile di una calda tastiera. Il dipingere di Hyun Lee, che nella sua essen- zialita richiama per sottili tramiti le scansioni neo- fauviste del nostro Monachesi, risponde anzitutto ad una pulsione vitalistica. Dietro il necessario compiacimento estetico, in sintonia con una frui- zione del visibile che accende gli occhi, sussiste il flusso liberatorio, ad un tempo intellettuale e pate- tico, che invade l' anima. Ed e garamzia di ulteriori conquiste per una pittrice come Lee, che ha filtrato le tappe della propria formazione contunuando a interrogare l' unomo di sempre 원본보기
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